Farmaci Antiparassitari – I rischi degli antiparassitari chimici
La tossicità dei farmaci antiparassitari (ectoparassiticidi) può causare tutt’una serie di sintomi come irritazione cutanea e lesioni erosivo-crostose nei punti di applicazione, prurito più o meno intenso e transitorio ma anche problemi gastroenterici con vomito e/o diarrea, convulsioni e sintomi neurologici anche gravi fino alla morte.
Il collare antiparassitario Seresto
Secondo un’indagine dell’EPA (l’Environmental Protection Agency) basata su 75.000 segnalazioni, il decesso di quasi 1.700 cani sarebbe da ricollegarsi all’uso del collare antiparassitario Seresto e in un migliaio si parla anche di effetti collaterali sull’uomo. Il collare Seresto contiene imidacloprid (che è anche uno dei principi attivi dell’Advantix spot on), appartenente alla classe dei neonicotinoidi, comunemente usati in agricoltura negli Stati Uniti e causa di massicce morie di insetti “utili” come api e farfalle. Questo pesticida è vietato nell’Unione Europea per uso esterno ma è consentito nei collari per animali domestici. La flumetrina, l’altro ingrediente attivo del Seresto, è un insetticida a base di piretroidi.
In uno studio pubblicato nel 2017, l’EPA ha stabilito che i collari possono causare una leggera irritazione della pelle e che l’esposizione alla flumetrina da parte di chi li maneggia è al di sotto dei livelli di preoccupazione. E’ sempre l’EPA a sostenere che le implicazioni dell’impatto combinato di questi due principi attivi non siano state ancora ben esplorate mentre le associazioni ambientaliste e animaliste sostengono che tale cocktail rappresenti un pericolo per animali e persone.
Da uno studio condotto dalla Bayer nel 2012, sì è scoperto che questi due ingredienti hanno un “effetto sinergico”, il che significa che insieme hanno un livello più elevato di tossicità. Lo studio ha evidenziato che questo particolare effetto sinergico, in appena sei ore, impedisce alle zecche di attaccarsi all’animale e di nutrirsi, prevenendo la trasmissione delle malattie. Il Dott. Donley del Center for Biological Diversity, che ha un dottorato in biologia cellulare e dello sviluppo ed è un ex ricercatore sul cancro, ha affermato che questo “effetto sinergico” si estende probabilmente agli animali domestici e che un altro motivo di preoccupazione potrebbe essere la reazione agli ingredienti inattivi, che sono sconosciuti e hanno causato problemi nei trattamenti con gli spot on.
Gli antiparassitari spot on
Il fipronil, principale ingrediente attivo degli antiparassitari: Frontline Spot On, Fiproguard, Flevox, Parastar Plus, utilizzato insieme all’S-metoprene nei prodotti combo (Frontline, Fleanil, Fiprotec, ecc.), è un insetticida ad ampio spettro e a lenta efficacia, in grado di ostacolare le attività del sistema nervoso centrale degli insetti, per cui l’insetto avvelenato non muore all’istante. Il suo impiego è vietato negli allevamenti di animali della catena alimentare in tutta l’Unione Europea.
Tale sostanza causerebbe effetti tossici transgenerazionali (che vengono cioè trasmessi da una generazione all’altra). Ciò implica che, anche gli animali che non vengono direttamente a contatto col fipronil ma, che sono nati da femmine che sono state esposte a tale sostanza, possano soffrire di patologie legate alla contaminazione, trasmesse per via materna, compreso un tasso di mortalità più che raddoppiato. Ad affermarlo è uno studio pubblicato su Environmental Pollution. Gli autori affermano: “Questi nuovi risultati indicano che gli organismi non bersaglio non devono essere esposti direttamente al fipronil per sentirne gli effetti. La prole nello studio è risultata contaminata da fipronil e dal suo prodotto di degradazione altamente tossico, il fipronil sulfone, a concentrazioni che variavano in modo dose-dipendente col trattamento materno. La trasmissione materna delle tossine potrebbe aver causato alcuni degli effetti tossici osservati. Tuttavia, oltre al percorso più diretto di trasmissione delle tossine, la disfunzione indiretta degli ormoni tiroidei materni ha probabilmente svolto un ruolo importante nel danneggiare la prole.
Il fipronil è fortemente implicato nel massiccio declino delle api, la sua azione riduce per esempio le capacità di apprendimento e la funzione comportamentale nelle api mellifere. Uno studio francese del 2011 ha evidenziato un aumentato tasso di mortalità tra api mellifere appena nate, infettate col parassita Nosema ceranae ed esposte a basse dosi di fipronil e thiacloprid, supportando l’ipotesi che la combinazione sinergica di infezione parassitaria ed elevata esposizione ai pesticidi negli alveari, possa contribuire al declino delle colonie.
Il fipronil è anche una minaccia per la salute umana, classificato dall’EPA cancerogeno del gruppo C. Uno studio sull’esposizione ai pesticidi tra ragazze adolescenti della Salinas Valley, ha rilevato che 84 ragazze su 97 sono state regolarmente esposte al fipronil solfuro, un prodotto di degradazione del fipronil. Come notano gli autori, il fipronil “ha mostrato oncogenicità e tossicità neurologica negli studi sugli animali”, sollevando preoccupazioni per l’86,6% dei bambini che vivono in zone agricole, i cui livelli di esposizione di routine rispecchiavano lo studio. Le valutazioni del rischio non possono assolutamente cogliere i modi complessi e sfumati in cui le sostanze chimiche, a cui consentiamo di raggiungere livelli onnipresenti nei nostri corsi d’acqua, finiscono per causare danni irrevocabili a innumerevoli organismi e a noi stessi. Se il fipronil può danneggiare i pesci senza toccarli direttamente, cos’altro può fare?
Gli antiparassitari in compresse
Gli antiparassitari in compresse usati comunemente contro pulci e zecche possono causare problemi neurologici a cani e gatti. È l’FDA che mette in guardia contro prodotti come Bravecto, NexGard, Credelio e Simparica il cui principio attivo fa parte della classe isoxazoline.
Questi prodotti, proposti in pillole masticabili, sono approvati per il trattamento e la prevenzione delle infestazioni da pulci e per il trattamento e il controllo delle infestazioni da zecche, ma sono farmaci che possono esporre i nostri animali al rischio potenziale di convulsioni.
Il Bravecto, in particolare, era stato al centro di varie polemiche, dopo la pubblicazione di video che documentavano il verificarsi di reazioni avverse in alcuni animali che lo avevano assunto, dall’inappetenza a problemi di deambulazione e coordinazione. Il farmaco aveva creato il panico tra i proprietari di cani, tanto che erano nati anche un apposito gruppo Facebook e una petizione con oltre 15mila firme.
I primi sintomi di reazione avversa possono essere sonnolenza, inappetenza, letargia e difficoltà di deambulazione.
Il Bravecto, è stato lanciato sul mercato nel 2014 dopo essere stato testato su piccoli gruppi di cani in buona salute in laboratorio. Durante questo studio, gli effetti collaterali riscontrati che includevano vomito, diarrea, feci sanguinolente o mucoidi, inappetenza, prurito, pelle secca e convulsioni, sono stati classificati non clinicamente significativi o non attribuibili al farmaco. Dal suo lancio, il farmaco è stato utilizzato su migliaia di cani in tutto il mondo e molti lo ritengono sicuro ed efficace.
Le sostanze chimiche della classe isoxazoline (utilizzate come principio attivo di Bravecto, NexGard, Credelio e Simparica) sono estremamente tossiche per la vita marina e nelle istruzioni di utilizzo si raccomanda di indossare guanti durante la manipolazione, anche se si afferma che il prodotto non è pericoloso per i mammiferi (uomo, cani, gatti).
Uno studio del 2018 condotto su cani trattati con vari tipi di antiparassitari e con isoxazoline nell’83% dei casi, riporta una percentuale di effetti avversi del 66,6% tra cui il 13,74% di decessi. Le aziende farmaceutiche considerano questi rapporti statisticamente non significativi ma la morte di un animale domestico è sicuramente significativa per il proprietario dell’animale.
La FDA ammette tranquillamente che solo una piccola percentuale di reazioni avverse viene segnalata per un dato farmaco. Ciò è particolarmente problematico per i farmaci a rilascio prolungato, se l’animale ha una reazione avversa entro 24 ore dalla somministrazione, è abbastanza facile per il proprietario o per il veterinario associare una relazione di causa/effetto. Ma quando un farmaco resta nell’organismo per 90 o più giorni, possono verificarsi effetti collaterali giorni o settimane dopo la somministrazione, rendendo più difficile associare una correlazione.
Indipendentemente dal metodo di prevenzione scelto, gli animali possono comunque ammalarsi a causa dei patogeni diffusi da questi parassiti, anche con l’uso di antiparassitari chimici. La maggior parte dei prodotti orali e topici NON REPINGE pulci e zecche, le uccide solo dopo che si sono attaccate sul corpo dell’animale.
La prevenzione della malattia di Lyme, dell’anaplamosi, dell’ehrlichiosi, della teniasi e di altre malattie, non implica necessariamente l’uso di sostanze chimiche.